piove, mi sembra.

2 maggio 2008

quella che doveva essere una giornata con poche nuvole e’ stata invece una giornata con poco sole, con pioggia ad intervalli regolari di 37 minuti a partire dal mattino.

niente crogiolamento su sabbia, proviamo comunque a fare un giro fino al porto, nonostante il grigio tutto intorno. siamo proprio a fine stagione, locali, negozi vuoti e clima di baracche in chiusura.
non facciamo in tempo ad arrivare in fondo al porto che comincia a piovere, ma non due gocce tanto per gradire, proprio un bell’acquazzone tropicale. ci rifugiamo sotto un tendone per qualche minuto, giusto il tempo di far spiovere e di far conoscenza con due signori australiani, marito e moglie che abitano a pochi chilometri da sydney, cordiali e curiosi di noi, che veniamo da un posto cosi’ lontano e diverso.
tornate in australia e fatevi un bel giro con le vostre famiglie
ci salutano prima di tornare in hotel.

vabe’, se brutto deve essere rifugiamoci in piscina nel nostro hotel, che tra l’altro e’ anche molto bella, grande, con il bar sul bordo e la sabbia all’ingresso.
ma non e’ proprio giornata, il tempo di stenderci sul lettino e comincia a piovere di nuovo.
sai che c’e’? andiamo in camera a dormire e buonanotte suonatori.

ci svegliamo che sono passate le quattro, il pranzo e, sembra, la pioggia. un giro nel centro commerciale di cairns tra negozi di bassa qualita’ ed un aperitivo, doverosamente a base di birra (che, come faranno qui a bere cosi’ tante birre a tutte le ore in pieno stile inglese, io devo ancora capirlo).

a cena ancora nel nostro hoteÅ‚ vista la qualita’ e l’abbondanza dimostrate ieri. oggi cucina francese, allietati anche da un tipo armato di chitarra che, appena ci sediamo noi, attacca I’m on fire, giuro che io non ho fatto niente.

oggi e’ venerdi’ e vediamo un po’ come passano il fine settimana queste persone; passando di locale in locale, ovviamente, con birra sempre ben salda in mano. ed oggi noi proviamo a non essere da meno, cercando di mimetizzarci a ragazzi per lo piu’ australiani che vengono dalle citta’ vicine per passare la serata.
proviamo qualche cocktail, ma, o non siamo fortunati, o qua non sanno bene cosa sia questa roba cosi’ strana e diversa dalla birra. passando da un moijto senza menta ed un vodka-lemon senza vodka arriviamo al woolshed, attirati da una bella fila all’ingresso.
in mezz’ora di fila succede un po’ di tutto, a partire dal rischio rissa per tre ragazzi stranieri che provano a non rispettare la fila, con noi nel mezzo. si, perche’ qui dalle 22 in poi, nel fine settimana, sono abbastanza fuori, ma una delle cose che non devi mai toccare e’ il rispetto per l’altro, a partire dalle code, siano esse per entrare in un locale o per prelevare i soldi in un atm. anche qui, come in inghilterra, hanno una predisposizione naturale per le code, non servono transenne o qualcuno che le fa rispettare, funzionano e basta.
ne veniamo fuori tutto sommato bene e prima di riuscire ad entrare ci becchiamo anche il soprannome di gemellis, da un ragazzo che probabilmente conosce solo questa parola in italiano (con rigoroso plurale all’inglese) o, semplicemente, vista la sua condizione, e’ l’unica che ricorda.

ballare e saltare un po’ fino alle tre, domani partiamo presto verso pesci e coralli.

mike.


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